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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-05

Berlusconi: sì al segreto di Stato sui rapporti tra 007 e Telecom

La risposta del premier al giudice su Mancini, imputato per i dossier illegali

Il presidente del Consiglio mette il segreto di Stato sulla natura dei rapporti con Telecom dell’ex numero tre del controspionaggio militare Sismi, Marco Mancini, di cui la Procura di Milano chiedeva il processo per il dossieraggio illegale contestatogli in concorso con l’ex vertice della divisione Security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, e altri 34 indagati.

Segreto di Stato, tutela solo parziale

"Meritevoli della massima protezione solo gli organi interni dei servizi segreti"

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Dalessandro Giacomo

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Il Mio Pensiero:

 

 

 

 

AVVENIRE

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http://www.avvenire.it

2010-01-05

5 Gennaio 2010

PERUGIA

Sismi, chiesto il rinvio a giudizio

per Pollari e Pompa

La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e dell'ex funzionario dello stesso servizio segreto Pio Pompa al termine dell'inchiesta sulle presunte irregolarità legate all'archivio riservato scoperto a Roma in via Nazionale. Peculato la principale accusa ipotizzata nei confronti dei due.

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Sergio Sottani fondi, risorse umane e mezzi del Sismi sarebbero stati infatti utilizzati per attività non istituzionali. In particolare per creare un archivio riservato con dossier su numerosi magistrati, giornalisti e funzionari dello Stato.

 

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2010-01-05

Berlusconi: sì al segreto di Stato

sui rapporti tra 007 e Telecom

La risposta del premier al giudice su Mancini, imputato per i dossier illegali

Il presidente del Consiglio mette il segreto di Stato sulla natura dei rapporti con Telecom dell’ex numero tre del controspionaggio militare Sismi, Marco Mancini, di cui la Procura di Milano chiedeva il processo per il dossieraggio illegale contestatogli in concorso con l’ex vertice della divisione Security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, e altri 34 indagati.

Silvio Berlusconi lo fa in una lettera di risposta al giudice dell’udienza preliminare Mariolina Panasiti, che il 13 novembre scorso aveva attivato la procedura di "interpello " di Palazzo Chigi, prevista per legge ogni qual volta un imputato (come Mancini in questo caso) prospetti di non potersi difendere se non violando un asserito segreto di Stato sul contesto delle vicende oggetto di accertamento giudiziario.

Il premier Silvio Berlusconi ha dunque "confermato" l’esistenza di segreto di Stato sulle circostanze che Mancini, ex braccio destro del generale Niccolò Pollari, aveva addotto nel suo interrogatorio al giudice, e che il gip Panasiti non aveva riassunto ma integralmente sottoposto a Palazzo Chigi attraverso la trasmissione degli atti dell’udienza. Quel giorno Mancini, accusato di associazione a delinquere, corruzione e rivelazione di notizie di cui sia vietata la divulgazione, aveva opposto il segreto di Stato a quasi ogni domanda rivoltagli: sui rapporti con l'allora capo della Security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, che tre mesi fa ha chiesto di patteggiare 4 anni e 6 mesi; con il maggior fornitore di notizie per i dossier, e cioè l’investigatore privato fiorentino, Emanuele Cipriani, indagato al quale brucia il sequestro di 14 milioni di euro; con l’investigatore privato americano John Spinelli, ex agente Cia che vuole patteggiare 3 anni; con l'ex giornalista di Famiglia cristiana, Guglielmo Sasinini, e l'ex ufficiale dei carabinieri Angelo Jannone, entrambi nello staff di Tavaroli.

In più, e a sorpresa, quando la difesa di Cipriani gli aveva chiesto se avesse mai intrattenuto rapporti con Marco Tronchetti Provera, all’epoca dei fatti presidente emaggiore azionista di Telecom ma mai indagato dalla Procura, Mancini aveva nuovamente risposto "segreto di Stato": affermazione alla quale aveva fatto seguito un comunicato dell’imprenditore, che affermava "di non aver mai avuto rapporti con il signor Mancini".

In aula l’ex 007 nutriva questa raffica di richiami al "segreto di Stato" con la premessa di non aver commesso i reati imputatigli, e in particolare di non aver attinto dagli archivi del controspionaggio militare notizie poi "rivendute" alla squadra Tavaroli-Cipriani: ma aggiungeva che, per dimostrarlo, avrebbe dovuto parlare degli "assetti organizzativi del Sismi ", dei "contatti legittimi e di natura istituzionale" con esponenti della Security di Telecom e Pirelli "nell'ambito di rapporti con fonti sotto copertura ", di alcune "direttive" ricevute in proposito dai superiori. E non poteva farlo—lamentava Mancini al giudice — perché la Corte Costituzionale, nella sentenza 106 dell'11 marzo 2009, aveva esteso ai pubblici ufficiali "anche indagati o imputati " (quindi come lui) il divieto di violare il segreto di Stato sugli "assetti organizzativi e operativi" del Sismi. Non c’è segreto di Stato, gli obiettavano i pm Napoleone-Piacente-Civardi, per i quali "l'imputazione a Mancini esula da rapporti istituzionali eventualmente intrattenuti con Cipriani e Tavaroli" perché "non riguarda la divulgazione di fatti coperti da segreto di Stato, bensì unicamente la compravendita che Mancini avrebbe fatto delle informazioni patrimonio di sue conoscenze professionali" nel Sismi.

Ora la risposta di Berlusconi è arrivata: il segreto di Stato invocato da Mancini c’è. Con tre conseguenze. La prima è giudiziaria e quasi certa per Mancini, che già nel processo per il concorso del Sismi nel sequestro Cia dell’imam Abu Omar, grazie al segreto di Stato anche lì opposto (insieme a Pollari) e anche lì confermato da Palazzo Chigi, il 3 novembre 2009 è stato prosciolto per improcedibilità e dunque sottratto alla richiesta di 10 anni di carcere avanzata dai pm (13 per Pollari): ora, nel processo Telecom, Mancini vede allontanarsi la prospettiva di un proprio rinvio a giudizio, e invece avvicinarsi anche qui un altro proscioglimento per "non luogo a procedere".

La seconda è sempre giudiziaria ma più incerta, e concerne il destino processuale dei coimputati di Mancini, che hanno in comune alcune ma non tutte le accuse, e che magari avevano appena fatto scelte (come quella di chiedere il patteggiamento) ora spiazzate dall’apposizione del segreto di Stato. La terza è invece extragiudiziaria: ed è il senso più generale degli interrogativi sulla natura dei rapporti — ora formalmente attestati dall’apposizione di segreto di Stato da parte di Palazzo Chigi—tra segmenti del controspionaggio militare e importanti funzioni aziendali (come la Security) di una grande società privata, cruciale nel delicatissimo settore delle telecomunicazioni.

E’ la seconda volta in poche settimane che la Presidenza del Consiglio conferma un segreto di Stato opposto ai magistrati da indagati appartenenti al Sismi. E’ infatti appena accaduto anche a Perugia, dove Palazzo Chigi ha avallato le prospettazioni del generale Pollari sull’ "archivio" di Pio Pompa, cioè sul complesso delle informazioni che il consulente del Sismi, poi assunto nel servizio segreto militare, raccolse nell’ufficio di via Nazionale sul conto di magistrati, giornalisti, politici: materiale ritenuto dalla Procura umbra illecito perché realizzato "facendo uso di somme, risorse umane e materiali del Servizio utilizzati per scopi palesemente diversi da quelli istituzionali ".

Luigi Ferrarella

05 gennaio 2010

 

 

 

 

Segreto di Stato, tutela solo parziale

"Meritevoli della massima protezione solo gli organi interni dei servizi segreti"

ROMA - Sul segreto di Stato apposto dal presidente del Consiglio sui rapporti tra servizi segreti e Telecom, risponde una una di Palazzo Chigi.

LA NOTA - "Con riferimento ai termini con cui la stampa odierna dà notizia della conferma da parte del presidente del Consiglio del segreto di Stato opposto dal dottor Marco Mancini al Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Milano, la Presidenza del Consiglio precisa che la tutela del segreto attiene agli atti di quel processo solo "in quanto riferibili alle relazioni internazionali tra servizi di informazione e agli interna corporis degli organismi informativi". A fondamento dell'atto confermativo si pongono i principi enunciati dalla Corte Costituzionale, secondo i quali sono meritevoli della massima protezione proprio gli interna corporis dei servizi di informazione e i rapporti con gli organismi informativi collegati. Dell'avvenuta conferma è stata data comunicazione, così come previsto dalla vigente normativa, al Comitato parlamentare di controllo per la sicurezza della Repubblica".

05 gennaio 2010

 

 

 

la procura di Perugia: la principale accusa è peculato

Sismi: chiesto il rinvio a giudizio

nei confronti di Pollari e Pompa

Fondi e mezzi dei servizi segreti utilizzati per creare dossier riservati su magistrati, giornalisti e funzionari

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NOTIZIE CORRELATE

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Rapimento Abu Omar, Pollari non giudicabile per il segreto di Stato (4 novembre 2009)

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Dossier illegali, la richiesta del pm: "Pompa e Pollari a giudizio" (27 settembre 2008)

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Il piano segreto del Sismi: neutralizzare tutte le inchieste contro Berlusconi, di P. Biondani (6 giugno 2007)

Niccolò Pollari (Eidon)

Niccolò Pollari (Eidon)

PERUGIA - La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore del Sismi, Niccolò Pollari, e dell'ex funzionario dello stesso servizio segreto, Pio Pompa, al termine dell'inchiesta sulle presunte irregolarità legate all'archivio riservato scoperto a Roma. La principale accusa ipotizzata nei confronti dei due indagati è peculato. Secondo il pubblico ministero, fondi, risorse umane e mezzi del Sismi sarebbero stati utilizzati per attività non istituzionali. In particolare per creare un archivio riservato con dossier su numerosi magistrati, giornalisti e funzionari dello Stato. Pollari e Pompa sono indagati anche per violazione e sottrazione della corrispondenza elettronica, accesso abusivo a sistemi informatici, violazione della privacy, calunnia e diffamazione. Reati per i quali la procura perugina ha invece già richiesto l'archiviazione.

INCHIESTA - Gli atti dell'inchiesta, aperta dalla magistratura milanese nell'ambito delle indagini sul sequestro dell'imam Abu Omar avvenuto a Milano nel febbraio 2003, erano stati trasmessi alla procura Roma che il 27 settembre 2008 aveva già chiesto il rinvio a giudizio per Pollari e Pompa. Essendoci però tra le parti lese anche magistrati romani, il procedimento era stato trasferito per competenza alla magistratura di Perugia. I due indagati, interrogati dal pm di Perugia Sergio Sottani dopo l'avviso di conclusione delle indagini, hanno opposto il segreto di Stato.

 

05 gennaio 2010

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it

2010-01-06

Dal 2001 al 2006 intelligence militare, security Telecom e agenzie private in team

era un "nemico" chi si opponeva al governo. Un maxi dossier dedicato ai Ds

Inutile indagare sul Sismi

è segreto di Stato

di GIUSEPPE D'AVANZO

L'ex direttore del Sismi

Nicolò Pollari

ROMA - Agenti della Cia sequestrano Abu Omar, un cittadino egiziano, a Milano. L'intelligence italiana ha collaborato all'extraordinary rendition? Segreto di Stato, dice Berlusconi. L'archivio di dossier raccolto da Nicolò Pollari, direttore del Sismi, in un "ufficio riservato" in via Nazionale a Roma era legale o illegale? Quali potevano essere le finalità istituzionali per spiare, a partire dal 2001 e intensamente fino al 2003 e saltuariamente fino al 2006, quattro procure della Repubblica (Milano, Torino, Roma, Palermo), 203 giudici (47 italiani) di 12 paesi europei e giornalisti e leader dell'opposizione del centrosinistra? Qual era l'"interesse nazionale" che consigliava di sorvegliarne le iniziative; di intimidirli con operazioni di disinformazione; di screditarli con manovre "anche traumatiche"? Segreto di Stato, dice Berlusconi. Quali "motivi istituzionali" imponevano al capo del controspionaggio del Sismi, Marco Mancini, un lavoro comune con la Telecom di Marco Tronchetti Provera, la security di Giuliano Tavaroli, l'intelligence privata di Emanuele Cipriani? Segreto di Stato, dice oggi Berlusconi.

Le tre decisioni del governo, che liquidano anni di indagini, processi in corso e cancellano, con le pratiche oscure di una burocrazia dello Stato, ogni trasparenza e i diritti delle "vittime" spiate, screditate, violate nella loro privacy, inaugurano un nuovo, pericoloso corso del "segreto" nella vicenda pubblica italiana.

Le tre decisioni del governo, che liquidano anni di indagini, processi in corso e cancellano, con le pratiche oscure di una burocrazia dello Stato, ogni trasparenza e i diritti delle "vittime" spiate, screditate, violate nella loro privacy, inaugurano un nuovo, pericoloso corso del "segreto" nella vicenda pubblica italiana. L'attività dei servizi di informazione, dal punto di vista operativo, mira alla raccolta di notizie utili alla salvaguardia non solo dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato (riconducibili alla politica estera e di difesa), ma anche (sul piano interno) alla tutela dello Stato democratico e delle istituzioni che lo sorreggono.

 

Per usare le formule del decreto del presidente del Consiglio (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 16 aprile 2008) gli "interessi supremi da difendere con il segreto di Stato" sono "l'integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali; la difesa delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento; l'indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e le relazioni con essi; la preparazione e la difesa militare dello Stato". A vista d'occhio, non c'è alcuna connessione tra questi "interessi supremi" e il lavoro sporco del Sismi di Nicolò Pollari. Come si può credere che il dibattito culturale di un'associazione europea di magistrati minacci l'integrità della Repubblica italiana? Come si può pensare che un'inchiesta giornalistica pregiudichi l'indipendenza dello Stato? Come si può immaginare che la pubblica riflessione di un'opposizione parlamentare, le sue iniziative possano rappresentare una minaccia per la difesa dello Stato?

Nel caso dell'archivio riservato di via Nazionale, nell'affaire Telecom, nel sequestro Abu Omar, l'interpretazione delle regole del generale Nicolò Pollari e ora i provvedimenti di Berlusconi hanno creato un sillogismo deforme. Lo Stato, la Repubblica, le Istituzioni sono il governo, qualunque siano le sue decisioni, mosse, progetti e responsabilità. Ogni opposizione al governo - controllo giurisdizionale o informazione o convinzione culturale o dissenso politico - diviene immediatamente nell'azzardata dottrina del generale, ora confermata dal presidente del Consiglio, "una minaccia alla sicurezza nazionale", quindi un'eversione che giustifica ogni mezzo, ogni attività di spionaggio, finanche una "pianificazione traumatica". Per anni, si è voluto rappresentare questo sentiero stortissimo con una tautologia. Si è detto, l'intelligence è l'intelligence: si sa, lavora con metodi sporchi, spesso oltre i confini della legalità. Ma la questione che dovrebbe interrogarci non si nasconde nel metodo, ma nel fine. Non è nell'illegalità possibile del lavoro di intelligence, ma nella legittimità di quel lavoro che trova ragioni soddisfacenti e adeguate soltanto "nella difesa dello Stato" e non può trovarle, come è accaduto al Sismi di Pollari, nella protezione di un equilibrio politico; nello scudo per un governo (quale che sia); nell'aggressione ad altre indipendenti funzioni dello Stato (la magistratura), della politica (l'opposizione), della società (la stampa), dell'economia e, infine, nella creazione di un potere "autonomo", extraistituzionale che si offre al miglior offerente politico.

Questa mutazione genetica di una burocrazia dello Stato, del suo lavoro con licenza di delinquere e l'asimmetria tra compiti istituzionali e pratiche quotidiane ha oggi la firma, il timbro, la convalida del presidente del Consiglio. E' una decisione che fa leva su una sentenza della Corte Costituzionale definita da molti costituzionalisti "scandalosa". Con la pronunzia n.106/2009, la Consulta sostiene che "l'individuazione degli atti, dei fatti, delle notizie che possono compromettere la sicurezza dello Stato e che devono rimanere segreti" costituisce il risultato di una valutazione "ampiamente discrezionale". E' un giudizio che esclude ogni sindacato giurisdizionale perché, sostiene la Corte, ne sarebbero capovolti "i criteri essenziali del nostro ordinamento" a cominciare da quello secondo cui "è inibito al potere giurisdizionale di sostituirsi al potere esecutivo e alla pubblica amministrazione e di operare il sindacato di merito sui loro atti". A giudizio della Corte costituzionale, l'esercizio del potere di segretazione è assoggettato soltanto al Parlamento, "la sede normale di controllo nel merito delle più alte e più gravi decisioni dell'Esecutivo".

Dovrebbe essere dunque il Parlamento, con il suo comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), a decidere se è coerente e corretta la copertura del segreto di Stato alle attività di un "apparato" legale/clandestino del tutto "visibile" tra il 2001 e il 2006, come ha provato a documentare Repubblica nel corso del tempo. Una piattaforma spionistica, nata con la connessione dello spionaggio militare con diverse branche dell'investigazione, a partire dall'intelligence business della Guardia di Finanza; con agenzie di investigazione che lavorano in outsourcing; con la Security privata di grandi aziende come Telecom, dove è esistita una "control room" e una "struttura S2OC" "capace di fare qualsiasi cosa, anche intercettazioni vocali: poteva entrare in tutti i sistemi, gestirli, eventualmente dirottare le conversazioni su utenze in uso, con la possibilità di cancellarne la traccia senza essere specificatamente autorizzato".

E' proprio qui il punto dolente e minaccioso dell'affare Telecom che il segreto di Stato ora cancella. Quante sono le informazioni, i dossier - per dirla tutta, i ricatti - che possono condizionare il lavoro del parlamento, dei parlamentari, dei partiti, delle loro leadership? E' stato sempre e soltanto questo il nodo avvistato dentro i traffici di quella "piattaforma spionistica" che le indagini di una timida (o intimidita) magistratura e un processo avrebbero dovuto sciogliere e che ora la decisione di Berlusconi taglia di netto. Per dirne una, durante la legislatura 2001/2006, quell'"agglomerato oscuro fatto di agenzie di investigazione e polizie private in combutta con infedeli servitori dello Stato che si muove in una logica di ricatto" - "uno spettacolo spaventoso" lo definì Marco Minniti, viceministro agli Interni del governo Prodi - ha raccolto, "con cadenza semestrale", informazioni in Europa su presunti finanziamenti dei Democratici di Sinistra. E' il "dossier Oak" (Quercia), alto una spanna, denso di conti correnti, bonifici, addirittura con i nomi e i cognomi di presunti "riciclatori" e "teste di legno" dei finanziamenti occulti dei Ds che fanno capo ai leader del partito.

Sono informazioni (vere o false, non importa) che possono pesare sul controllo parlamentare degli atti dell'Esecutivo? Ora che il segreto di Stato impedirà di portare alla luce anche soltanto lacerti delle sue attività, quanto peserà sul "mercato della politica" la presenza di quel network spionistico e gli archivi che ha messo insieme? Se il "potere democratico" è, come scriveva Norberto Bobbio, il "governo del potere pubblico in pubblico", oggi va registrato il minaccioso ritorno del regno del segreto, degli arcana (imperii e dominationis), della "ragion di Stato", della mai morta Italia dei ricatti. La qualità della nostra democrazia non ne può guadagnare.

© Riproduzione riservata (06 gennaio 2010

 

 

 

 

2010-01-05

Via libera di palazzo Chigi dopo la richiesta dell'ex numero 3 del Sisde

"Solo per le relazioni internazionali tra servizi e gli interna corporis"

Dossier illegali, il governo ammette:

"Segreto di Stato, ma parziale"

Dossier illegali, il governo ammette: "Segreto di Stato, ma parziale"

ROMA - ll segreto di Stato c'è ma è "parziale". Il governo circoscrive così la notizia che riguarda la natura dei rapporti che ebbe con Telecom Italia l'ex numero tre del controspionaggio militare (Sismi), Marco Mancini. rapporti al centro di un'inchiesta della Procura di Milano. Il premier, riferisce oggi il Corriere della Sera, lo avrebbe comunicato in una lettera al gup di Milano Mariolina Panasiti, che il 13 novembre scorso aveva attivato la cosiddetta procedura di interpello, prevista per legge ogniqualvolta un imputato, come Mancini, prospetti di non potersi difendere se non violando il segreto di Stato.

Questa la precisazione di palazzo Chigi: "La tutela del segreto attiene agli atti di quel processo solo in quanto riferibili alle relazioni internazionali tra servizi di informazione e agli interna corporis degli organismi informativi".

La vicenda era esplosa nel settembre del 2006 quando scattarono i primi arresti per dossiereggio illegale con i fondi aziendali dalla security di Telecom e Pirelli sotto la gestione di Giuliano Tavaroli (che ha patteggiato una condanna di 4 anni e 6 mesi). Tra gli imputati c'è anche l'ex agente del Sismi, Marco Mancini che si è difeso invocando il segreto di Stato. Chiamato in causa palazzo Chigi ha dato il via libera alla richiesta, seppure limitandono parzialmente i confini.

(5 gennaio 2010)

 

 

 

 

L'accusa del Pm Sergio Sottani è di peculato: avrebbero utilizzato risorse finanziarie

e umane del servizio segreto contro l'opposizione e alcuni giornalisti

"Chiedo processo per Pollari e Pompa

usarono soldi del Sismi per finti dossier"

"Chiedo processo per Pollari e Pompa usarono soldi del Sismi per finti dossier"

Niccolò Pollari

PERUGIA - La Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e dell'ex funzionario del servizio segreto Pio Pompa al termine dell'inchiesta sulle presunte irregolarità legate all'archivio riservato scoperto a Roma in via Nazionale.

La principale accusa è peculato. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, Sergio Sottani, cospicue quantità di denaro, risorse umane e mezzi in dotazione al Sismi (il servizio segreto militare, che dopo la recente riforma si chiama Aise) sarebbero stati infatti utilizzati per attività non istituzionali. In particolare, per creare un archivio riservato con dossier su numerosi magistrati, giornalisti e funzionari dello Stato.

L'origine dell'inchiesta. Il presunto archivio riservato venne individuato nel luglio del 2006, nel corso dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sul sequestro di Abu Omar.

L'indagine venne quindi trasferita a Roma e da qui, nell'aprile scorso, a Perugia per la presenza come parti lese di alcuni magistrati romani. La Procura del capoluogo umbro è infatti competente a occuparsi di tutti fascicoli nei quali sono coinvolti i loro colleghi della capitale.

A Pollari e Pompa il pm Sottani ha contestato, oltre al peculato, il reato previsto dall'articolo 260 del codice penale (introduzione clandestina in luoghi militari e possesso ingiustificato di mezzi di spionaggio).

Il magistrato ha inoltre chiesto per i due l'archiviazione per altri reati quali violazione della privacy, calunnia e diffamazione. Dopo avere ricevuto l'avviso di conclusione indagini, Pollari e Pompa hanno chiesto e ottenuto di essere interrogati dal pm Sottani, opponendo però il segreto di Stato, confermato per entrambi dal Governo. Il pm ha poi firmato la richiesta di rinvio a giudizio.

"Neutralizzare il dissenso". Fra le carte del dottor Sottani, dalle quali sarebbero emerse le accuse a Pollari e Pompa, ci sono quelle sequestrate il 5 luglio 2006 - come riportato da un articolo di Giuseppe D'Avanzo - nell'ufficio riservato del direttore del Sismi. Furono scoperti centinaia di report, dossier su politici, magistrati, imprenditori, giornalisti, alti funzionari dello Stato. In particolare, una relazione di una ventina di pagine nelle quali si faceva esplicito riferimento ad un programma per "disarticolare con mezzi traumatici" l'opposizione al governo.

In quelle pagine - trovate nelle carte del braccio destro di Pollari, Pio Pompa - si spiegava in che modo e per quali ragioni si doveva "disarticolare", "neutralizzare", "ridimensionare" e "dissuadere" - anche con "provvedimenti" e "misure traumatiche" - ogni dissenso, autentico o ipotetico.

Lo stesso Pompa - come ha scritto D'Avanzo - "il 21 novembre 2001, aveva inviato un fax a Palazzo Grazioli: " (...) Sarò, se Lei vorrà, il suo uomo fedele e leale...". Il progetto di "disarticolazione" fu attuato "fin dalla prima quindicina di settembre (2001)". Ne faranno le spese, magistrati, giornalisti e, alla vigilia delle elezioni del 2006, il competitore di Berlusconi, Romano Prodi. Contro di lui, e con la collaborazione di giornalisti pagati dagli "spioni", il Sismi scatenerà una campagna di discredito con documenti falsi.

La difesa di Pollari. "Si tratta di un peculato di corrente elettrica e di linea telefonica: ossia un reato di modesta entità per il quale, certamente, non possiamo svelare il segreto di stato". Così l'avvocato Titta Madia, legale di Nicolò Pollari e di Pio Pompa, commenta la notizia della richiesta di rinvio a giudizio.

"Ci difenderemo nelle sedi opportune", ha concluso il penalista.

(5 gennaio 2010)

 

L'UNITA'

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2010-01-05

Telecom, Berlusconi impone il segreto di stato su Mancini

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe deciso di porre il segreto di Stato sulla natura dei rapporti che ebbe con Telecom Italia l'ex numer tre del controspionaggio militare (Sismi) Marco Mancini. Lo afferma oggi il Corriere della Sera spiegando che Berlusconi ha scritto una lettera al gup di Milano Mariolina Panasiti.

La Procura di Milano chiedeva che Mancini fosse processato per la vicenda dei dossier illegali contestatagli in concorso con l'ex vertice della divisione "security" di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, e altri 34 indagati.

Il gup Panasti il 13 novembre scorso aveva attivato la procedura di "interpello" di palazzo Chigi, prevista per legge ogniqualvolta un imputato, come Mancini, prospetti di non potersi difendere se non violando un asserito segreto di Stato.

05 gennaio 2010

 

il SOLE 24 ORE

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2010-01-05

Dossier illegali, chiesto il rinvio a giudizio per Pollari e Pompa

5 gennaio 2010

Niccolò Pollari

"Dai nostri archivi"

Dossier illeciti, torna in carcere l'ex numero due del Sismi Mancini

Servizi segreti, il Governo accelera il ricambio ai vertici

L'ex capo del Sismi Pollari: "Parlerò se Prodi me lo permetterà"

Pollari al Copaco: "Mai autorizzato il sequestro"

Abu Omar: Pollari e 26 agenti Cia rinviati a giudizio

La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e dell'ex funzionario dello stesso servizio segreto militare Pio Pompa al termine dell'inchiesta sulle presunte irregolarità legate

all'archivio riservato scoperto a Roma in via Nazionale. Peculato la principale accusa ipotizzata nei confronti dei due. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Sergio Sottani fondi, risorse umane e mezzi del Sismi sarebbero stati infatti utilizzati per attività non istituzionali, in particolare per creare un archivio riservato con dossier su numerosi magistrati, giornalisti e funzionari dello Stato.

Intanto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha deciso di porre il segreto di Stato sulla questione dei rapporti tra Telecom Italia e l'ex numero tre del servizio segreto militare Marco Mancini. Lo scrive oggi il Corriere della Sera, spiegando che Berlusconi ha scritto una lettera al giudice per l'udienza preliminare di Milano Mariolina Panasiti. La Procura del capoluogo lombardo chiedeva che Mancini fosse processato per la vicenda dei dossier illegali contestatagli in concorso con l'ex vertice della divisione-sicurezza di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, e altri 34 indagati. Il gup Panasti, scrive ancora il Corriere della Sera, il 13 novembre scorso aveva attivato la procedura di "interpello" di palazzo Chigi, prevista per legge ogniqualvolta un imputato, come Mancini, prospetti di non potersi difendere se non violando un asserito segreto di Stato.

5 gennaio 2010

 

 

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